Viaggio in Islanda – Ottavo giorno, la penisola di Reykjanes

Day Eight.

È che proprio mi piace stare seduto su una poltrona nell’area comune di un ostello, a migliaia di chilometri da casa, scrivendo, osservando, scambiando due parole con altri viaggiatori. Che poi questo è davvero troppo figo. Ci sono tavoli in legno con sedie vecchie riciclate in ogni posto, una libreria enorme con libri da tutto il mondo, lampade e lampadari bizzarri, un vecchio giradischi, una stanzetta minuscola con una sedia antica da barbiere, cassapanche a mò di tavolini, duvani in pelle English Style, un bancone circolare dove si possono ordinare più di 20 varietà di birre, una cartina del mondo immensa, lampade vintage e finestroni che danno sul golfo di Reykjavik e sulle montagne innevate.
Vabbè questo è adesso, volevo regalarvi questa immagine.

Oggi ho visitato la penisola di Reykjanes, non avevo buone sensazioni prima di partire ma l’slanda si sa, ti sorprende sempre. La prima tappa è stato il lago di Kleifarvatn. Per arrivarci si percorre una strada che passa prima tra immense praterie di lava e poi attraverso montagne e vulcani neri. Il lago è stupendo, fatto di spiaggie laviche e scogliere a picco. Le montagne intorno assumono dei colori fantastici, dal rosso al verde passando naturalnente per tanto nero.

La tappa successiva é stata l’area geotermica di Krýsuvík. Su cammina tra i fumi delle pozze d’acqua azzurre fumanti, ruscelli di acqua calda. Molto suggestivo.

E poi alla fine l’ho fatto e non l’ho fatto. Sono stato al famosissimo blue lagoon. Ho girato un po’ la parte escursionistica e poi mi sono seduto al bar vista lago con un caldo caffè latte Americano. É li che ho deciso di non spendere gli 80 euro per fare quest’esperienza. Ho osservato le persone che sorseggiavano drink immersi nell’acqua azzurra a 30 gradi e quelli che camminavano su e giù avvolti dai loro accappatoi bianchi, quelli che mostravano muscoli e tatuaggi davanti ad un selfie e quelli che fa troppo caldo io esco. E li ho capito che non faceva per me. Non in quel momento. Un giorno forse con tanti amici al seguito. Ma anche no. Allora ho pensato di fare una cosa decisamente alternativa, di partite per un avventura che sarebbe stata fantastica, into the Wild e fanculo al laghetto fighetto.
Ho preso la macchina e ho fatto 80 km per raggiungere le sorgenti di acqua calda di Reykjadalur. Un luogo selvaggio che si raggiunge solo dopo un ora di camminata tra paludi laviche, e gole profondissime. Un luogo per pochi. Quando lo raggiungi è l’eden, c’è un fiume in mezzo ad una natura travolgente dove ti immergi ad una temperatura di 35 gradi, gratis e puoi anche morire li. Ecco voi direte, com’era? Arrivato all’inizio del sentiero una guardia forestale ha impedito me è pochi altri temerari di vivere un sogno. Sentiero chiuso per la salvaguardia dell’ambiente fino a contrordine. E come se a Di Caprio dopo avergli dato la mappa per The Island, arrivato sull’isola, una cazzo di guardia forestale gli avesse impedito di fare quello che ha fatto (per lui forse sarebbe stato meglio così eh).

Vabbuò, ho risicato. Si era capito?

Vi lascio amici, la mia birra é finita e mi sta salendo una certa fame. Vado.

Il consiglio musicale di oggi è “Pyro dei Kings of leon”, l’hanno appena passata qui.

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