Escursione da Prati di Mezzo a Monte Meta
Esistono luoghi in montagna immutati nel tempo dove sole, pioggia, neve, fulmini, caldo, freddo ne possono alterare l’aspetto ma non lo spirito. Non cambiano i passi, il cammino, i pensieri, le emozioni. Certi posti sono un viaggio nel tempo. La montagna è la DeLorean non vista in nessun film, la Fàntasia che il nulla non può distruggere, è Willy l’Orbo che la fa franca a bordo del suo galeone, così inevitabilmente vera, così fottutamente reale.
Da molti anni pensavo di salire sul Monte Meta, ma chissà, forse quel giovedì di fine Maggio post quarantena da Covid, era davvero il giorno giusto. Ed è così che è iniziato questo nuovo viaggio nel tempo, accompagnato da chi fu, solo qualche anno fa, sprone per iniziare a scrivere questo Blog e che da allora mi accompagna costantemente.
Esistono vari sentieri che conducono ai 2242 metri del Meta che partono da tre regioni diverse. Il Molise, del quale ne è anche la cima più elevata, l’Abruzzo sul quale si affaccia maestoso e il Lazio, più precisamente dalla località di Parti di Mezzo, frazione di Picinisco nella parte meridionale della regione, in provincia di Frosinone.
Proprio da quest’ultimo posto, inizia il sentiero N1 del Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise. Si lascia la macchina nel grande parcheggio e ci si dirige sulla sinistra (guardando il pianoro), verso il ristorante in legno. Da qui, dopo aver imboccato una spalletta sassosa, ci si immette in un bellissimo Bosco di Faggi. In realtà ci vuole molto poco a superarlo e a scendere velocemente sulla sinistra, trovandosi in una prima radura erbosa che va attraversata e poi in una seconda ancora più grande al termine della quale si rientra nel Bosco.
Ben presto si arriva ad un lungo fossato, che consiglio di attraversare sulla destra seguendo il sentiero, camminando in leggera salita su un pianoro molto sassoso e ammirando gli ultimi alberi che troveremo sul cammino, molti dei quali completamente dilaniati dai fulmini. Sicchè, promemoria, studiare sempre bene le previsioni meteorologiche prima di partire.
I sassi la fanno da padrone e la strada inizia a salire in maniera più decisa. Dopo circa un’ora e venti dalla partenza si incrocia il sentiero K3 in un paesaggio sempre più aspro e si continua sulla destra immettendosi nel Vallone della Meta. Dopo circa 20 minuti si raggiunge la sella erbosa del Passo dei Monaci, crocevia delle tre regioni su citate.
Un tempo questo luogo fu un importante valico mulattiero per pastori, commercianti e monaci che metteva in collegamento Lazio ed Abruzzo. La leggenda narra che il suo nome derivi dalla morte di tre monaci incappati in una tremenda tormenta, molto frequente da queste parti, che attraversavano il valico per andare dall’Abbazia di San Vincenzo al Volturno a quella di Montecassino.
Sul pianoro domina l’imponente parete Est del Meta, lo sguardo viaggia dalle vallate del Molise fino alle montagne più lontane del Lazio. E’ qui che l’escursionista sa di dover affrontare la salita più dura se vuole raggiungere la grande cima.
Ed è così che sulla sinistra del valico inizia la parte finale del sentiero che si arrampica vertiginosamente verso la meta. E’ da qui che ci dovremo letteralmente sudare il paradiso. E’ da qui che ogni nostro passo verrà guidato da quell’irrefrenabile voglia di raggiungere la cima.
Dopo circa mezz’ora si arriva sulla croce del Monte Meta e ci si accorge immediatamente di essere in un luogo incantevole. Le aspre montagne Abruzzesi da un versante, il verde delle ampie valli Molisane dall’altro e le infinite cime e vallate che arrivano fino al mare Laziale dall’altro ancora.
La sensazione è quella di essere al sicuro, ogni debolezza lascia posto ad una forza che ci irradia. Succede sempre. Ogni volta. Come in una sorta di favola. E ci si sente parte di quel tempo già vissuto che qualcun altro un giorno vivrà.
Che splendido viaggio, grazie per la narrazione. 😀
Grazie Nadia!
“… ogni debolezza lascia posto ad una forza che ci irradia”. E’ proprio così. Mi piace molto. Al tuo prossimo racconto. Ciao Alessandro.
Ciao Francesca. Chi va in montagna nel modo in cui lo faccio io e come penso lo fai anche tu, lo sa.
Bel post, l’ho condiviso con i miei amici.