Un Week End nel Parco Nazionale d’Abruzzo

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Per chi come me ama l’autunno, i suoi infiniti colori, le foglie che cadendo leggere ricoprono l’asfalto, le prime minestre mangiate accanto ad un camino acceso, un libro letto distratti dal rumore della prima pioggia sul tetto, l’odore delle caldarroste che si sprigiona dai rudi portoni dei borghi di montagna, uno dei posti migliori che conosco per trascorrere due giorni immersi in quest’atmosfera è sicuramente il Parco Nazionale d’Abruzzo.

E’ un po’ la mia seconda casa, ci vado spessissimo ormai da molti anni, ne conosco quasi ogni sfumatura.

L’ultima volta ci sono stato il 29 e 30 ottobre scorso, con una decina di amici accumunati dall’amore per la montagna.

Il sabato mattina, come ad ogni rispettabile escursionista capita, la sveglia è suonata molto presto, lo zaino già pronto da qualche giorno, il tempo di un caldo caffè ed eccoci già in macchina mezzi addormentati ma emozionati. Dopo tre quarti d’ora siamo già al valico di Forca d’Acero, maestoso spartiacque appenninico tra il Lazio e l’Abruzzo che con i suoi secolari faggi è in ogni stagione uno spettacolo per gli occhi, figuriamoci in questa.

Arriviamo a Scanno, dopo un’oretta, pronti a partecipare all’Outdoor Life Festival (https://www.facebook.com/OutdoorLifeFestival/?fref=ts), una manifestazione organizzata dai ragazzi del luogo per permettere la conoscenza del territorio attraverso varie attività sportive. Ci accolgono vari stand in riva al lago di Scanno e un freddo inaspettato che ci fa desistere dall’affrontare un giro in canoa che avevamo immaginato da mesi. Poco male. Scegliamo chi un escursione a cavallo, chi un trekking verso l’eremo di Sant’Egidio. Io opto per quest’ultimo. Arriviamo all’eremo attraverso una fitta faggeta, accompagnati da una guida che ci illustra un po’ di storia di quei boschi, in poco più di mezz’ora. Percorso molto facile e adatto a tutti. Da li raggiungiamo un punto panoramico, poco più su, da dove si ammira una splendida vista sul lago di scanno e sulla sua conformazione a forma di cuore. Non amo particolarmente questo tipo di trekking, quello dove ti portano in un punto da cartolina per intenderci, con la guida a maggior ragione, ma mi mancava come esperienza e quindi mi sono adattato.

Dopo esserci ricongiunti con il resto del gruppo e dopo una fresca birra, assoluto toccasana alla fine di un escursione in montagna, partiamo alla volta di Pescasseroli, paesino che è il cuore pulsante del parco d’abruzzo. Ora potrei stare ore a parlare di Pescasseroli, degli scorci che conosco, della gente del paese e dei posti dove mangiare bene (o meno), ma non è questo il tempo e mi riprometto di scrivere un apposito post in futuro!

Dopo un breve giro in paese accompagnato da vin brulè, arrosticini (per chi mangia carne, non per me) e dolci locali serviti in stand dislocati ovunque, andiamo nel vicino paese di Opi, 1250m sul livello del mare e 450 anime che lo popolano, per partecipare alla dodicesima edizione della sagra “Sapori d’Autunno”. (https://www.facebook.com/events/291514037902604/)

 

Opi è davvero piccola, tutto si concentra in una via principale che sale verso il campanile dopo il quale partono due strette viuzze caratteristiche che portano al punto panoramico che da sul Monte Marsicano. Ci ho vissuto per quindici giorni in una ormai lontana estate che mi ha permesso di apprezzare la cultura locale e gli Opiani, gente semplice, rude ed accogliente come pochi.

La serata trascorre piacevolmente tra un piatto caldo di pasta fatta in casa con fagioli, scamorza e pancetta alla brace, castagne e musica popolare. Respiriamo un’atmosfera magica. Il fuoco dei falò, l’odore di castagne e legna che arde, i racconti delle persone del luogo sulla montagna e sulle sporadiche visite dell’orso marsicano in paese, le chiacchiere tra noi amici. Io vivrei così, trecentosessantacinque(scritto in lettere che rende di più) giorni l’anno…

Unica pecca il vino, il Tavernello nel regno del Montepulciano d’abruzzo non è accettabile. NO!

Tornati a Pescasseroli, beviamo una grappa che ci scalda il cuore e l’anima e ci manda a dormire felici come dei bambini la mattina del 25 dicembre.

La Domenica ci svegliamo presto e sentiamo il forte terremoto che c’è stato tra le marche e l’umbria. Non ci piace come risveglio ma decidiamo comunque di partire per la bellissima escursione programmata sul Monte Amaro.

Parcheggiamo le macchine all’inizio del sentiero per Val Fondillo, a mio parere la valle più bella del parco d’Abruzzo. Val fondillo si raggiunge da Opi seguendo la strada marsicana verso Villetta Barrea, ha un comodo centro di raccolta con un parcheggio a pagamento, dal quale partono molti sentieri stupendi.

Noi affrontiamo uno dei più impegnativi, quello che conduce al Monte Amaro che per la sua posizione proprio al centro tra la val fondillo, il monte marsicano e la valle del lago di barrea, offre in cima un panorama mozzafiato che spazia a trecentosessanta gradi sulle montagne circostanti. Il dislivello è di 800m, la difficoltà è E (Escursionistica) e il sentiero è l’F1.

La caratteristica di questo sentiero è la pendenza, soprattutto all’inizio, all’interno della faggeta, abbastanza impegnativa.

Affrontiamo la salita di petto, tutti insieme, ma ognuno col suo passo. Ogni tanto ci fermiamo per aspettare quelli in fondo al gruppo. Dopo circa un’ora e un quarto, prima di arrivare in cresta, passiamo sotto una formazione rocciosa dove capita molto spesso, alzando in naso all’insù, di vedere i camosci che osservano incuriositi gli escursionisti. Ahimè questa volta non siamo così fortunati.

Arriviamo in cresta e già qui il panorama che ci si presenta è molto bello, si vedono chiaramente il Marsicano, Opi, Pescasseroli, il passo dell’orso e la cresta che porta verso la prima cima del Monte Amaro. Eggià perché un’altra caratteristica particolare di questa montagna è quella di avere due cime, l’una accanto all’altra.

Scaliamo la prima cima con pendenza abbastanza elevata, ci fermiamo per qualche minuto ad osservare il panorama e ripartiamo subito per la seconda cima, meta finale della nostra escursione. Per scalarla ci dobbiamo quasi arrampicare, non è un pezzo facilissimo, soprattutto affrontato in discesa, è abbastanza esposto e mette a dura prova i quadricipiti. La fatica però viene pienamente ripagata da una vista straordinaria. Si vedono chiaramente il Monte Petroso, il Monte Tartaro, la valle di Barrea con il lago, il Monte Marsicano, la valle di Pescasseroli e Opi, il passo dell’Orso. Vedo sul viso dei miei compagni di avventura l’incanto e lo stupore. Sono soddisfatto e contento di averli portati lì!

Il resto è cibo consumato in cima, meritato riposo e tanto tanto sole che ci ha accompagnato in tutto il week end.

Ho fatto parecchie escursioni in Montagna, Monte Amaro, però, rimane sempre una delle più affascinanti. Di seguito qualche foto del week end!

Adios

Ale

 

 

 

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Comments

      1. Sì, ho fatto monte Corvo e monte Amaro, però non ho molti amici come te, quindi ero da sola. Per lavoro vivo nel Lazio e il parco è la meta montana più vicina! Ma la mia amata Valtellina non si batte…

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